Ci sono delle date che restano nella memoria e nell’esperienza. Una è l’11 settembre, quel momento in cui tutti ricordiamo dove ci trovavamo e cosa stavamo facendo quando è arrivata la notizia.
Per noi il 3 ottobre è un’altra di queste date. Con una differenza: quella tragedia, straordinaria per proporzioni, continua a ripetersi senza sosta, giorno dopo giorno.
Questo video dell’UNHCR lo spiega bene. Dal 3 ottobre 2013 a oggi sono morte almeno altre 3.000 persone nelle stesse modalità. Ed è un numero per difetto.
Non sono tragiche fatalità. E’ la precisa volontà di non voler nemmeno immaginare alternative per chi fugge dalla guerra e dalla disperazione. Questa volontà politica, basata sull’assunto che la nostra vita (e anche il nostro superfluo) valga intrinsecamente di più della vita di milioni di altri esseri umani, oggi più che mai mi fa orrore. “Un giorno ci faranno i film, e piangeremo“, ha scritto una volta la mia amica Anna Lo Piano.
Anche per me oggi è una data che mi ha segnata, nel profondo. E’ tutto il giorno che mi ritorna in mente il disegno fatto da mia figlia piccola a scuola, per ricordare questa tragedia. Lei che così poco sapeva del naufragio, e che non aveva visto alcuna immagine al riguardo, attraverso il racconto delle maestre è riuscita a rappresentarlo così bene: un barcone in balia delle onde, e sopra volti terrorizzati e mani alzate che imploravano aiuto.