Disclaimer: Questa non è una vera recensione ed è un post molto ingarbugliato, scritto più per mettere ordine nelle mie idee in questo momento che per comunicare davvero un'idea. Tuttavia, se unite anche i vostri pensieri, magari mi aiutate a capire che penso. Conversiamone! 🙂
Oggi, mentre leggevo questo manualetto, mi sono fermata a pensare che il maggiore guadagno che ho avuto dalla frequentazione della rete sono state proprio le conversazioni e l'opportunità di rifletterci sopra, sia per i contenuti che per le modalità. Le conversazioni asincrone dei commenti sui blog, ma anche quelle dal vivo, gli incontri e le condivisioni di interessi. Di contro, mi sono resa conto che la mia vita a tratti è stata sorprendentemente povera di conversazioni. Nonostante l'apparente comunanza di interessi con chi frequentavo, i percorsi comuni, finiva che avevamo l'impressione di camminare sempre su strade già battute e ci dicevamo ben poco. L'unica sostanziale eccezione è stata l'esperienza degli Orientalisti, che almeno nei primi anni avrebbe avuto tutte le carte per diventare rivoluzionaria, creativa, produttiva. Poi però abbiamo fatto degli errori, io per prima. E sono stati in gran parte errori di comunicazione. Difetto di ascolto, pregiudizi, poca flessibilità. Se riguardo a quell'esperienza da una certa distanza, con il celebre senno del poi, posso attribuire questi errori al mio temperamento e alla mia immaturità, ma forse – soprattutto – al fatto che eravamo ancora troppo dentro gli schemi stantii del mondo accademico italiano. Sebbene pensassimo di rivoluzionarli, eravamo ancora troppo coinvolti da quelle modalità di rapporti e da quelle aspirazioni piccole, schematiche e poco promettenti. Oggi ho certamente meno vita sociale di prima, da un certo punto di vista. Ma negli ultimi due anni le mie interazioni e le mie conversazioni sono migliorate molto. Questo mi porta inevitabilmente a notare che invece in alcuni contesti, specialmente in famiglia (mia madre esclusa, almeno per alcuni aspetti) mi sento ancora molto poco ascoltata e, di contro, non sono capace di ascoltare. E' strano, ma i vincoli di sangue restano i più difficili da affrontare. Essere razionali in queste cose scivola troppo facilmente nell'essere poco spontanei, affettati, falsi. La famiglia mi pare ancora un obiettivo troppo ambizioso per le mie modeste doti di conversatrice. Quasi lo stesso posso dire delle mie due ex relazioni più passionali. Il pensiero di affrontarle di nuovo, o anche solo di riconsiderarle, mi fa tremare le vene dei polsi. Forse tra l'altro non è necessario che io lo faccia. Quale sarebbe esattamente il mio obiettivo, se decidessi di farlo? Forse solo dimostrare a me stessa che sono in grado e non mi pare motivo sufficiente, soprattutto se non sono in grado. Ma continuerò a rifletterci sopra.
Capita appunto di incasinarsi sulla comunicazione anche se i contenuti sono condivisi di fondo. Poi quello che dici delle conversazioni in rete condivido tutto. (Approp`ø, passa da me, dimmi che ne pensi del progetto, vedi se ti viene in mente uqalcuna delle tue idee geniali per coinvolgere interessati).
Ehm, quale progetto?