Il dolore degli altri

Certe volte arrivano, inaspettate come frustate alle spalle, delle notizie che non si possono neanche commentare. Con tutta l’empatia del mondo, non riuscirei comunque a immaginare come si senta la persona a cui è capitata quella cosa spaventosa che un’amica comune, stamattina, mi ha raccontato. Per analogia, imbambolata dall’incredulità, pensavo ad altre analoghe notizie arrivate nelle scorse settimane. Non riguardano familiari e neanche amici intimi, ma persone che conosco abbastanza bene e che vivono una vita simile alla mia.

Allora penso alla situazione classica: io che cerco di sfogarmi con un’amica (o un amico, o un familiare) riguardo a qualcosa che mi affligge. Chiunque reagisce a questa immersione di angoscia condividendo esperienze proprie, più o meno analoghe. Lo faccio sempre anche io. Eppure, tutte le volte che mi è capitato di essere dalla parte del confortando, pur apprezzando la buona volontà del mio interlocutore, provavo la sgradevole sensazione che no, non è la stessa cosa. Quello che l’altro prova o ha provato è distante mille miglia dal mio dolore. E non per le centinaia di piccole o grandi differenze che, consciamente o inconsciamente, ci affanniamo a individuare in questi casi. E’ solo che quel dolore non è il mio. E il mio, va da sé, è tutta un’altra cosa.

Da stamattina penso, stupidamente, che il mio amico non se la meritava una cosa così. Un pensiero idiota per almeno due buone ragioni. In primo luogo perché nessuno se la merita una cosa così. Ma, più ancora, per il motivo per cui secondo me non se la merita. Perché ha sposato la sua fidanzata dei tempi del liceo, perché ha costruito e mantenuto nel tempo una bella famiglia e non ha fatto tutti i casini e gli scivoloni che hanno caratterizzato la mia, di vita. E quindi, ancora una volta, invece di pensare davvero a lui, sto pensando a me. Incredibile la spudoratezza con cui, nonostante l’evidenza, riesca a trovare spunti per compatire me stessa. Ancora una volta, come mi succede un po’ troppo spesso in questi giorni, mi vergogno.

3 pensieri riguardo “Il dolore degli altri”

  1. Vero, spesso ci lamentiamo tanto di cose che in fondo contano poco. Forse niente.
    Ma ci piace (almeno io mi rendo conto che a volte A ME piace) crogiolarci nelle nostre miserie invece che vedere quanto di meraviglioso c’è nella nostra vita.
    Però non vergognarti.
    Non sei di sicuro ai primi posti di quelli che debbono farlo.

  2. è normale capire gioia e dolore ed essere empatici per quel che vediamo di noi nel prossimo… già più difficile capire che questo meccanismo costituisce la “parte sana” dell’egoismo, quello che fa sì che esistano persone che si dedicano agli altri per stare bene con se stesse. Quello che hai scritto è un ‘ interpretazione molto lucida e onesta dell’animo umano, o almeno della sua parte migliore… davvero non hai nulla da vergognarti, anzi…
    ciao 🙂

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