Non bisogna rispondere sempre

Uno dei rimproveri che fanno infuriare mia figlia, ma che nonostante questo credo sia importante continuare a farle è: “Non rispondere!”. Non fraintendetemi. Non intendo privare la Guerrigliera della libertà di parola. Il mio intento non è zittirla per bieco esercizio di autoritarismo. Sono una sostenitrice del fatto che esporre il proprio punto di vista sia importante e abbiamo persino una nostra parola d’ordine segreta da usare quando sentiamo che stiamo per arrabbiarci, che significa: “Fermiamoci e parliamone. Io ti spiego come la vedo io e tu come la vedi tu”.

Però ci sono circostanze in cui un rimprovero va accettato con un momento di silenzio. Ribattere colpo su colpo, oltre che essere irritante per me (particolare che ha, non lo nego, la sua importanza), è spesso controproducente. Presi dalla foga della battuta pronta si finisce molto spesso per dire cose di cui ci si pente, ma soprattutto non si seleziona la qualità delle risposte. In altre parole, si fa solitamente la figura degli stupidi. Questo cerco tutte le volte di spiegare a Meryem e questo penso sempre più spesso in questi giorni di acredine politica.

Viva il sano dibattito, per carità. Ma non è questo il momento e, francamente, il tono degli scambi che intercetto è molto più basso delle recriminazioni di mia figlia (che ha la scusante di avere cinque anni e mezzo). Ho spiegato in apposito post e, qualche volta, anche su Facebook, cosa non mi convince del Movimento 5 Stelle. Fino ad ora non ho avuto elementi significativi che mi abbiamo portato a modificare la mia opinione. Sono rimasta, come molti miei amici, stupita e profondamente preoccupata dell’esito del voto. Non mi esalta quel poco che si sta vedendo e sentendo in questi giorni.

Però per ora credo sia opportuno fare una pausa. Non dico di “abbassare gli occhi e stare zitta”, come mi esortava a fare su Facebook – in quanto romana e votante Zingaretti – un sostenitore di M5S. Ma non credo serva a nessuno questa ondata polemica, che si rafforza giorno dopo giorno e sembra quasi alimentarsi della propria assoluta sterilità. Dobbiamo rassegnarci che, fino alla prossima mossa concreta, si può solo aspettare e magari riflettere. Vogliamo cogliere questa occasione per guardarci intorno, allungando un po’ lo sguardo anche sulle crisi internazionali – che hanno comunque un forte impatto anche sulla nostra economia nazionale, che a parole è la priorità di tutti? Ci informiamo un po’ sulla Siria, sul Mali, sulla Libia, sul Congo, piuttosto che dedicarci all’analisi filologica di terzo livello delle dieci parole di autopresentazione di ciascun parlamentare grillino?

Il momento è abbastanza drammatico e il futuro incerto. Io mi sento anche molto coinvolta: come scrive Giacomo Costa in un editoriale che vi esorto caldamente a leggere per intero e con attenzione, ” la partita del welfare sarà strategica nella prossima legislatura”. La questione mi tocca direttamente, come forse immaginerete, professionalmente e personalmente. Oggi più che mai, però, credo che sia necessario cercare riferimenti “alti”, orientamenti che emergano dalla fanghiglia della polemica e delle affermazioni personalistiche dell’uno o dell’altro.  Sono grata dunque a Giacomo Costa anche per aver richiamato, nel suo articolo i “consigli di giustizia” di Carlo Maria Martini.

1. «Lasciarsi inquietare dalle ingiustizie che sono nel mondo, vicine o lontane, ma sempre causa di inaudite sofferenze»

2. «Non dare mai per scontata una soluzione, come se fosse assolutamente giusta, e sottoporla sempre a critica»

3. «Diffidare del proprio egoismo, della propria comodità, del proprio punto di vista, e cercare il punto di vista dell’altro»

4. «Non cedere alle tentazioni di disfattismo (la giustizia è impossibile!), perché in tal caso ogni impegno viene tagliato alla radice».

Credo che io questo volume me lo procurerò al più presto: magari mi aiuta a superare questo momento di attesa forzata senza sconfortarmi del tutto.

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