Loro in albergo e i poveri italiani bisognosi per strada

“Loro” sono i rifugiati, le persone sbarcate sulle coste, oppure soccorse in mare a largo di Lampedusa. Quelli per cui, dopo il naufragio del 3 ottobre, i nostri figli hanno fatto un minuto di silenzio a scuola. Mi scuso in anticipo se questo post avrà un tono un po’ polemico. Cercherò per quanto mi è possibile di darvi informazioni oggettive. Ma certi articoli di giornale, condivisi qua e là, grondano malafede al punto da farmi vedere rosso. Non posso quindi esimermi dal mettere qualche puntino sulle i.

Cerchiamo di essere chiari e sintetici. Se poi avete domande e richieste di spiegazioni ulteriori, sarò felice di rispondervi, in pubblico o in privato. Vi prego solo di porle con garbo e rispetto. Quello che sta accadendo in Italia mi tocca profondamente e parlo di questi argomenti non per mero esercizio dialettico, ma avendo sotto gli occhi tragedie indicibili di cui sono diretta testimone. Lo siamo tutti, in realtà, anche se in questo momento non ne siamo consapevoli.

1. Chi arriva in Italia in fuga da una guerra (come quella in Siria) o da persecuzioni ha diritto di chiedere protezione. Lo dice la convenzione di Ginevra, svariate normative europee, la legge italiana. Su questo non ci piove. “Ma non possiamo accoglierli tutti” è un’obiezione, nel caso dei rifugiati, semplicemente non pertinente. Tra l’altro da noi ne arriva davvero un numero modesto, in termini assoluti e in termini relativi. I dati parlano da soli: 27.830 domande d’asilo presentate in Italia nel 2013. In Francia ce ne sono state 64.760, in Germania 126.705.

2. Chi chiede asilo, durante il periodo in cui lo Stato esamina la sua domanda e dunque decide se la persona ha diritto di restare o no, deve essere ospitato in una struttura di accoglienza. Anche in questo caso, si tratta di un obbligo non derogabile. L’Italia spesso e volentieri ha derogato, in realtà, ma adesso siamo stati più volte bacchettati dalle varie istituzioni europee e quindi si sta più attenti. Sull’attuale stato dei vari sistemi di accoglienza per richiedenti asilo in Italia è meglio stendere un velo pietoso. Ma comunque, nonostante il fondamentale apporto numerico del famigerato CARA di Mineo (4.000 posti in mezzo al nulla), si continua a non avere posti sufficienti.

[E come mai, vi chiederete voi? Forse il numero dei richiedenti asilo da un anno all’altro è imprevedibile? Forse è una novità per lo Stato l’obbligo di accogliere almeno chi chiede asilo (un rifugiato riconosciuto può essere tranquillamente lasciato per strada)? La risposta è no. Il numero di domande d’asilo, salvo fisiologiche oscillazioni da un anno all’altro, è costante e prevedibile. L’obbligo non è una novità. Ma in Italia la programmazione evidentemente ci pare cosa per deboli. Forse perché qualcuno ha una predilezione per le emergenze?]

3. Arrivano persone, non ci sono posti, che si fa? Scatta la procedura d’emergenza. Il ministero degli Interni, attraverso le Prefetture, si mette alla ricerca di strutture qualsivoglia in giro per l’Italia. In questo caso il lungimirante progetto è: attivare convenzioni dirette con chiunque abbia posti da mettere a disposizione per tre mesi a 30 euro al giorno per persona accolta. E’ bene precisare, prima che qualcuno tiri fuori la calcolatrice per fare il conto della paghetta ingiustamente attribuita al profugo scroccone, che i soldi vanno all’italianissimo gestore, non ai richiedenti asilo. Chi ha partecipato, chi partecipa? Enti, associazioni, cooperative esperte di accoglienza, nel migliore dei casi. O, nel peggiore, chiunque abbia una struttura inutilizzata o sottoutilizzata e voglia prendersi un po’ di soldi. E’ una storia già vista in altre occasioni: alberghi vuoti o in ristrutturazione, conventi diroccati, palazzine inagibili in mezzo alla campagna, baite alpine… Cominciate a capire il punto?

4. Ma almeno si risparmia? Ma certo che no. Anzi, si spreca. C’era un’alternativa? Certo che sì. E’ stato appena rifinanziato il Sistema nazionale di accoglienza ordinario, che è composto di progetti presentati dai Comuni in partenariato con enti esperti sul territorio, vincolato a precisi parametri di efficienza e qualità. Sono stati finanziati 16.000 posti, ma comunque non si era esaurita la graduatoria. Si sarebbero potuti usare gli stessi soldi per finanziare il resto dei progetti, evitando dispersioni sul territorio e improvvisazioni, assicurando a chi è appena arrivato in fuga da una guerra un’assistenza qualificata e stabile. E allora perché si è scelto di fare diversamente? Misteri italiani.

Io un’ipotesi ce l’ho. Sarò malevola, ma mi pare che così chi vuole fare dell’accoglienza di queste persone un business, libero da controlli e standard qualitativi, ha modo di farlo. L’emergenza consente di derogare a tutto. Anche questa è una storia già sentita. E intanto ci tocca anche sentire le lamentele dei poveri cittadini inorriditi del fatto che per “questi qui” si aprano addirittura gli alberghi. “Non sono razzista, ma…”. E dietro quel “ma”, valanghe di spazzatura. Che poi magari ci attaccano pure l’ebola.

Che vergogna.

 

25 pensieri riguardo “Loro in albergo e i poveri italiani bisognosi per strada”

  1. Io sto da giorni combattendo con una forma più articolata di “non sono razzista ma…” che trapela da frasi come “poverini sono extracomunitari cosa vuoi che sappiano usare il computer” oppure “inutile che ci litighi sono stranieri e la discussione è sterile”.
    E ieri mi son sentita dire proprio la frase che hai citato tu dei 30 euro. Mi dispiace solo aver letto questo tuo post oggi e non ieri, avrei quantomeno potuto rispondere in maniera più precisa.
    Grazie per averlo scritto.

  2. Mi stamperò questo post e lo metterò in borsa in modo da darlo al prossimo vecchietto che in autobus mi dice “ai negretti li hanno dato un albergo a quattro stelle” ..tristezzza

    1. Da questo e da altri commenti vedo che questo tipo di commenti sono diffusissimi. Sabato Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, ci diceva che dobbiamo considerarci “in guerra”. Comincio a credere che abbia pienamente ragione. Coraggio, dunque. Parliamo sempre, con serenità e decisione, ogni volta che sentiamo una falsità.

  3. scusa se mi permetto…ma visto che hai lanciato il sasso…vorrei proseguire ed aiutarti.
    concordo con te su quanto detto anche se vorrei aggiungere che impiegando due anni per terminare una richiesta di asilo non sarebbero sufficienti nemmeno 50.000. posti
    se inoltre consideriamo(vedi emergenza nord africa del 2011) che il 70% circa dei richiedenti viene diniegato e come tale ha diritto al ricorso e che fino a quando il ricorso non si è concluso ha diritto all’accoglienza e che, visto che i tempi italiani sono biblici, lo stato italiano decide di dare a tutti i diniegati un permesso di un anno e 500 euro cash con il solo scopo di svuotare le strutture…ma di che cosa stiamo parlando?..di fomentazione al razzismo secondo me!

    1. Non mi risulta che mediamente ci vogliano due anni. Il tempo d’esame in commissione, se non subentrano variabili (tipo sparpagliare le persone per l’Italia a prescindere dall’ubicazione della Commissione Territoriale per l’esame della domanda), è tra 6 e 12 mesi. Non è corretto nemmeno che il 70% riceve un diniego. Nel corso del 2013 sono state prese 19.420 decisioni (dato che include decisioni su casi pendenti degli anni precedenti): 12.645 persone hanno avuto una forma di protezione: (2225 lo status di rifugiato, 4120 la protezione sussidiaria e 6270 un permesso per motivi umanitari); 6775 richiedenti asilo hanno ottenuto il diniego. Sono dati ufficiali, facilmente verificabili sul sito del Ministero dell’Interno. L’emergenza nord Africa da questo punto di vista non faceva testo: è stata fatta presentare domanda d’asilo, a volte più o meno forzatamente, anche a persone che non ne avevano né titolo né intenzione. Quella è un’altra pagina che non ci fa affatto onore come Paese. Una pagina analoga, ma leggermente diversa.

      1. allora, i tempi su roma per l’emergenza nord africa sono stati circa questi:

        circa 8/10 mesi per avere la data della commissione
        circa 2/3 ricevere l’esito
        circa altri 2/3 mesi per avere PDS e titolo di viaggio(per chi lo ha richiesto)

        per i diniegati i tempi si sono allungati perchè hanno diritto a fare ricorso presso il tribunale civile di competenza (a roma si fa presso il tribunale di via giulio cesare nella stessa sezione di dove si fanno le separazioni civili) per cui tali tempi sono arrivati alla soglia dei 2 anni.
        dico che sono arrivati perchè poi la questura ha dato la possibilità ai ricorrenti di avere un PDS grazie a un inghippo (che si chiamava versanet c3) il quale in pratica dava ai ricorrenti un PDS di un anno e 500 euro in cambio dell’uscita dalla struttura.

        da quello che so io ad oggi i tempi sono ancora più lunghi. ci sono strutture dove sono state portate persone senza nemmeno essere segnalate. il fotosegnalamento alla questura di roma è stato fatto dopo anche 5 mesi dalla loro accoglienza.

  4. Caro Pietro, tutto ciò è corretto, ovviamente, ma l’Emergenza Nord Africa è stata, specialmente rispetto agli esiti dei riconoscimenti, una situazione un po’ diversa dalle ordinarie domande d’asilo. Altrettanto pessima e scandalosa da ogni punto di vista è stata la gestione, anche economica, dell’accoglienza. Ne ho parlato anche qui, in precedenza. Resta il fatto che lo Stato che è obbligato ad accogliere e lo Stato che esamina le domande sono la stessa entità. Se si volesse rendere più efficiente il tutto, incluso velocizzare l’esame delle domande, basterebbe farlo. Il discorso è sempre quello.

  5. il mio riferimento all’emergenza nord africa è perchè l ho seguita direttamente.
    e,come ti dicevo, le cose non vanno di certo meglio ora. per fortuna lo stato è obbligato ad accogliere. quello che in sintesi vorrei dire è che questo tipo di accoglienza fa comodo a tutti tranne che a chi,seriamente, ci lavora e alle persone che arrivano nel nostro paese. a mio avviso si sta rifacendo di tutto per riaprire una nuova emergenza come fu fatto dal governo maroni nel 2011.

    http://www.protezionecivilecalabria.it/index.php?option=com_content&view=article&id=14491:emergenza-immigrazione-anci-e-regioni-si-appellano-a-governo-e-ue&catid=85:notizie-flash&Itemid=177

    1. Assolutamente, Piero. Lo penso anche io. Nella mia esperienza il primo precedente clamoroso di emergenze di questo tipo fu l’estate del 2008. Convenzioni dirette Ministero dell’Interno, gente sballottata qua e là per l’Italia, posti assolutamente inadatti promossi a centri di accoglienza, tipo il deposito di Castelnuovo di Porto, oggi CARA di Roma.

      1. anche io cominciai nel 2008. sia per un centro dell’ufficio immigrazione di roma che,a partire dall’estate dello stesso anno, per l’apertura di 3 CARA a roma.
        deposito di castelnuovo di porto è carino.

  6. Bellissimo post. L’unico appunto e’ che l’ebola sembra essere piu’ diffusa di quanto quel link vorrebbe far sembrare. Se cerchi articoli in inglese non li troverai cosi’ rassicuranti.

  7. Leggendo il tuo articolo, mi è venuta in mente la “missione civilizzatrice” compiuta per secoli dagli Europei in ogni angolo del mondo e terminata (ma solo formalmente) alcuni decenni fa con la concessione dell’indipendenza. Oltre a “civilizzare”, cioè a imporre una cultura, una religione, un’economia,una percezione diversa del tempo fondatosolo sulla produzione, agli abitanti delle colonie, si sono rastrellate risorse e manodopera a costo quasi zero a beneficio della Gran Bretagna (500 milioni di sudditi), Francia, Germania, Italia, Belgio, Spagna, Portogallo etc. Non solo risorse e materie prime, ma anche riserva di uomini per combattere le nostre guerre: famosa la “force noir” , le masse di indigeni trasferiti in Francia e istruiti alle tecniche militari furono un caposaldo fondamentale in vista della I Guerra Mondiale. I confini del continente africano stabiliti artificialmente per rispondere alle esigenze degli Europei, senza rispettare le etnie causa ancor oggi di conflitti. Per non parlare degli esiti della Guerra Fredda e dei conflitti scoppiati e favoriti da una o dall’altra parte dei due Blocchi contrapposti in giro per il mondo.
    Ecco leggendo il tuo articolo mi è venuto in mente tutto questo e un senso di vergogna mi ha pervasa

  8. che meraviglia che speranza che siete finalmente qualcuno che formula un giudizio documentato e ragionevole non meravigliatevi la stessa cosa succede nei confronti di minori italiani ed aspiranti genitori adottivi sempre italiani
    anche questo un bel business e questi sono tutti italiani a voi il giudizio

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