Eroe per un mese

Giugno è il più infame dei mesi. Lo dico con cognizione di causa. Lavorativamente parlando, gli eventi della giornata del rifugiato moltiplicano l’impegno, rendendolo variegato e imprevedibile.  Le nostre flessibili job description ci trasformano, anche nella stessa mattinata, in autori di testi e facchini, social media manager e assistenti di sala, conferenzieri e fotografi.
La cosa implica di per sé una buona dose di energia (anche di adrenalina, spesso). Ma non finisce qui. È ormai tradizione, infatti, che il 30 giugno si concludano simultaneamente tutti i progetti finanziati con i Fondi Europei. Ciò implica conclusione delle attività, monitoraggi, pubblicazioni finali, altri eventi e rendicontazione. Per darvi un’idea, nel nostro caso i progetti erano tre.
Fatalmente, proprio quando cominci a vedere la luce in fondo al tunnel, ti approvano i progetti dell’anno successivo, da avviare all’inizio di luglio. Belle notizie, per carità.  Ma qui scattano gli adempimenti da compiere entro cinque giorni improrogabilmente (e la successione epica di sfighe e imprevisti che ogni scadenza porta con sé).
Fin qui il lavoro. La scuola intanto ha chiuso il 6 di giugno. Tranquilli, non riparto con la solita filippica. Resta il fatto che quest’anno mi era rimasto un buco di una settimana (questa) tra un campo e l’altro. Per il periodo fin qui coperto ho dovuto assicurare pranzo al sacco ogni giorno, partecipare a un saggio finale alle 15.30 e a due diverse riunioni per prenotare e pagare i campi di luglio.
Aggiungiamo en passant un saggio del coro, un concerto e un picnic di classe (gli ultimi due cancellati per pioggia. La c’è la Provvidenza).
Mia figlia è nata il 16 giugno. Per il compleanno la zia le ha regalato un corso di nuoto due volte a settimana tra le 18 e le 19. Poi c’è stata ovviamente l’organizzazione della festa di compleanno (altro picnic) comprensivo di acquisto di regali e allestimento (per fortuna condiviso con altre due famiglie) di giochi e buffet. La torta fatta con le mie manine non era un obbligo, ma ci tenevo e l’ho fatto.
Ho tentato di portare Meryem a due degli eventi di lavoro che mi parevano più potabili per lei. La visita guidata alla chiesa di S . Andrea al Quirinale la ha detestata. La definisce la cosa più noiosa di tutta la sua vita. Il concerto serale, con qualche espediente, lo ha retto meglio (ho modificato al volo le parole di Moliendo Cafe per intrattenerla) ma nell’ora scarsa dello spettacolo le è caduto un dente. Lascio alla vostra immaginazione. Domenica scorsa ne avevo ben due, di eventi. Saggiamente l’ho parcheggiata tra negozio di Nizam e tata.
Capitolo salute.  La visita ortopedica di Meryem mi è costata un giorno di ferie, ma almeno era una tantum. La mia fisioterapia alla caviglia, invece,  è tre volte a settimana. Non mi sono risparniata neanche tre giorni di febbre a 39. Per fortuna dal venerdì alla domenica, altrimenti non so come avrei fatto.
La sera del concerto siamo rientrate abbastanza tardi. Ebbene, pioveva copiosamente nel mio bagno. Oltre ai balletti notturni che hanno coinvolto l’intera palazzina, è stato necessario anche essere presenti alla venuta dell’idraulico (rigorosamente dalle 10 del mattino, domani si replica).
Chicca finale. Abbiamo finora collezionato tre trattamenti antipidocchi in un mese, due dei quali mi hanno visto co-protagonista. E non ne siamo ancora usciti.
Devo aggiungere altro? Vi giuro che potrei, ma non voglio essere più prolissa di così.  Mi capirete però se vi dico che, nell’ipotesi che sopravviva davvero fino alla fine del mese, ho deciso che mi merito un riconoscimento. Una medaglia, una coppa, una targa. Insomma, devo dirmelo forte da sola, dandomi una vigorosa pacca sulla spalla: “Brava! Ne sei uscita, un po’ ammaccata forse, ma riducendo il danno al minimo. Sono fiera di te”.

2 pensieri riguardo “Eroe per un mese”

  1. Sì te la meriti davvero !! Dopo aver letto il tuo post mi sento sollevata, ho appena passato un fine settimana da paura: doppio cambio degli ospiti in agriturismo e contemporanea mia partecipazione a due giorni di fiera con i miei prodotti, saggio di circo e volteggio equestre di una figlia, colazioni per gli ospiti, degustazioni e last but not least una figlia con 40 di febbre. In due giorni per giostrarmi con tutti gli eventi ho percorso più di 100 km 😉

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