“Questa cosa dell’università tu non l’hai del tutto digerita”, mi dice la collega che non a caso mi frequenta tutti i santi giorni da una quindicina di anni. Ha ragione, ovviamente. E comincio a pensare che forse quel pezzo di vita che ancora oggi riesce a tenermi sveglia la notte non possa e non debba essere digerito. Qui e là vi ho raccontato del mio passato accademico e di quello che ha significato per me. Forse se dovessi sintetizzare i racconti in due post citerei questo e questo (e mettiamoci pure questo, via).
Certamente sarei una persona molto diversa, da molti punti di vista, se a un certo punto della mia giovinezza non avessi incontrato Giovanni Garbini. Al di là di tutto quello che è successo e non successo in questi anni, al di là di ogni contenuto e di ogni scelta umana e professionale, se ho avuto un maestro è stato lui.
Ieri, al termine di un percorso lungo e non privo di dubbi ed esitazioni, ho contribuito a offrirgli la sua Festschrift, quella che non aveva mai voluto e forse continuerebbe a non volere, se glielo avessimo chiesto. Però non glielo abbiamo chiesto, ci siamo dimenticati delle regole non scritte (essere fuori dall’accademia è anche una grande libertà!) e abbiamo fatto di testa nostra.
L’incontro di ieri al Pontificio Istituto Biblico è stato superiore alle nostre aspettative, grazie alla gentilezza e generosità di molti. Ma soprattutto è stato come lo volevamo (senza averlo davvero messo a fuoco): sgombro di ogni incrostazione di calcolo e formalità. Un grazie prima di tutto a una persona che, con tutti i suoi tanti limiti, ha dato con generosità quello che più a lui pareva importante. Un doveroso apprezzamento per uno studioso che ha contribuito molto a scrivere una parte della storia degli studi in alcune discipline. Non siamo qui per calcolare chi ha vinto o chi ha perso, alla fine. La possibilità di trovarsi insieme dopo oltre vent’anni senza imbarazzi e senza rimpianti è già una vittoria.
Non sono più andata a salutarlo. Dopo tutti questi anni forse nemmeno si ricorderà di me.
Secondo me se ti vede si ricorda!
A posteriori, ho fatto l’appello degli assenti. Non di quelli accademici, ma di tutti i fantastici suiveurs – come i francesi chiamano i tifosi del Tour – Carlo Alberto, l’ingegnere, tante figlie “putative” e chissà quanti altri. Ma è stata proprio una bella serata in linea con il festeggiato.
Certo, mancavano varie persone. Io stessa ho fatto l’appello degli assenti che mancavano per me. Di alcuni mi sono dispiaciuta. Ma nel complesso, come ho scritto, sono soddisfatta.
L’ha ribloggato su Zwinglius Redivivuse ha commentato:
Thank you, Chiara.
bello. bello questo che dici e questo che è successo.