Negli ultimi tempi ho accuratamente evitato libri e film che parlassero troppo spudoratamente di immigrazione e asilo. Ero un po’ in overdose, in fondo per me è anche lavoro. Stasera mi sono vista Crossing Over e non posso fare a meno di pensare che in fondo faccio bene ad astenermi. Non perché il film in questione sia brutto, anzi. Certo, non è neanche un capolavoro. Pone delle questione e le liquida, abusando un po’ delle categorie di “povera vittima” e “buon cittadino compassionevole”. Ma sicuramente sul tema si vede di molto, molto peggio. Resta tuttavia il fatto che se mi metto a pensare sul tema dell’immigrazione (pensare fuori dal mio ufficio sotto terra, specialmente) non vengono fuori bei pensieri. Ho come un senso di catastrofe imminente. Il tasso di violenza a cui i nostri sistemi sottopongono persone, famiglie intere (illustrato ad esempio dal film) in una sorta di escalation non dovrebbe farci dormire sonni tranquilli. Ma non per moralismo e senso di giustizia astratto. Proprio perché non potrà durare per sempre. E continuare a considerarci “buoni” se, per illuminazioni episodiche, ce ne rendiamo conto non ci aiuterà a raddrizzare questo quadro storto. Ci vorrebbe ben altro. Accompagnata a questa consapevolezza da Cassandra ce l’è anche un’altra: nonostante la mia situazione parzialmente ibrida, nonostante lo stato semi-extracomunitario della mia famiglia, anche io mi troverò dalla parte sbagliata. Mi farà rabbia, ma sarà inevitabilmente così. Fine del post apocalittico.
Ho anch' io delle sensazioni bruttissime in proposito e qui da me non è che la situazione sia meglio, anzi, a suo tempo ho fatto anch' io parte di quelle persone che con un tratto di penna di colpo sono diventate illegali, a rischio deportazione in qualsiasi momento. ridicolo e comunque per me si è risolta subito, è arrivata la Ue a salvarmi le chiappe.
Eppure, nell' ignoranza ottimistica di chi appunto contrariamente a te non sa, prima o poi si sistema. Passeranno quel paio di generazioni che roivineranno la vita e le prospettive di un sacco di gente che non ha fatto nulla, ma lentamente e inesorabilmente dovremo fare i conti con la realtà.
La gente si sposta, è un dato di fatto, quello che abbiamo raggiunto malamente con l' Ue (perchè non ce lo scordiamo, lo spostamento di persone e merci è libero, il diritto a stabilirsi dove ti pare è sottaciuto, succede comunque, ma non sta nero su bianco e quindi può essere revocato come ti pare) a me piacerebbe allargarlo a livello mondiale. E magari prima o poi ci si arriva, perchè non può essere diversamente.
Mammamsterdam
Non lo so, Barbara. A me quello che colpisce di più è il fatto che non vediamo e non sappiamo. Abbiamo tutto il razzismo coloniale, ma con ancor meno conoscenza (nonostante le apparenze). Gli inglesi in India (ma anche gli italiani in Somalia, per dire) distinguevano le élite e, sia pur con paternalismo, assicuravano un trattamento diverso, con almeno formali vantaggi. Questo sistema perverso ma funzionale contribuiva a mantenere un certo equilibrio. Noi oggi sempre più facciamo tutto un calderone e non ci accorgiamo che nella massa indistinta ci sono persone tutt'altro che sprovvedute rispetto a noi: dal punto di vista culturale, professionale, morale. Per quanto tempo tu, ad esempio, accetteresti di essere trattata come un animale da uno che non sa leggere e scrivere? Magari per necessità per un po' stringeresti i denti, ma fino a quando?
Non ci scordiamo che io l' emigrante sottoqualificata l' ho fatta, ma è stata una cosa temporanea, come dici tu, stringi i denti, vai in depressione, poi hai il colpo di coda, ne esci e passa tutto.
Non so cosa dire, perchè vedi, se fossi restata in Italia non credo che starei messa troppo meglio, a me è stata l' emigrazione che mi ha permesso di fare alcune cose per me importanti nella vita.
Per questo sono ottimista, poi le palate di razzismo dagli ignoranti ci saranno sempre, il nostro dramma è che in questo momento gli scimmioni sono al governo e determinano un abbassamente medio di pensiero e opinione pubblica tutto tarato sul loro livello e la cosa drammatica è questa.