"E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Ogni tanto, negli anni scorsi, mi è capitato di partecipare a presìdi davanti a Montecitorio. Delle robe che avrebbero mandato in sollucchero Sfelix Mac Depress. Partecipanti: 6/7. Striscioni: 1. Occasioni in cui, se mai avessi avuto il dubbio che delle tue cause il mondo se ne sbatte, ecco, ne avevi la certezza. Imbarazzo profondo. Sorrisi nervosi tra i partecipanti, per lo più colleghi. Regolarmente me ne andavo con la precisa sensazione di essere idiota. Magari non proprio l'unica idiota al mondo, ma in una compagnia sparuta, sicuramente.
Oggi, con la mobilitazione "I diritti alzano la voce", è stata tutta un'altra storia. Sono arrivata in una piazza stracolma, colorata, rumorosissima. Per trovarci abbiamo dovuto chiamarci al cellulare. Più volte. Già questo era un'esperienza nuova. "I diritti sociali non sono privilegi". "Sviluppo e coesione non si fanno con l'elemosina". "In Italia sono più importanti i diritti tv che i diritti sociali". "Chi nega i diritti cancella le persone". Così recitavano i cartelli, e chi li portava ne era furiosamente convinto. Un popolo certamente non abituato a scendere in piazza, ma quando ci vuole ci vuole. "La politica che non ci tutela non ci rappresenta", c'era scritto su un foglio al collo di una signora. Ogni tanto partiva qualche coro, rivolto per l'appunto ai sedicenti rappresentanti del popolo che tagliano senza pudore sulla spesa sociale, con l'idea di rendere la marginalità, il disagio, l'handicap un fatto privato. Chi può si arrangi in casa. Chi no, pazienza. "Buffoni, buffoni! Vergogna! Vergogna!". La zelante signorina che traduceva gli interventi nel linguaggio dei segni scandiva a grandi gesti anche gli insulti, affinché tutti fossero ugualmente partecipi anche dell'indignazione.
"Un governo non può permettersi di trattare i propri cittadini con tanta sufficienza". Questa frase mi ha colpito più di ogni altra, perché forse è proprio questo il punto. Personalmente sono stanca di politici che alzano le spalle, che ti spiegano le cose in modo facile senza fare numeri perché altrimenti non capisci, che la sanno lunga e tu, profano, non puoi pretendere di immischiarti troppo di queste cose. Più ancora dell'ignoranza, dell'incompetenza di questa classe politica, quella che offende è la sufficienza. La mancanza di rispetto per le nostre professionalità e intelligenze, per le nostre comunità, per le nostre città, per la nostra Repubblica, che ha – non dobbiamo stancarci di ripeterlo – una splendida Costituzione. Dove non c'è scritto che i cittadini sono uguali, ma che è preciso compito della Repubblica renderli tali, rimuovendo gli ostacoli. In pratica, nei fatti.
Non potrei essere più d'accordo.