10 anni

Dieci anni fa, anche se sembra passato molto tempo, non ero esattamente una ragazzina. Ventinove anni. Dieci anni fa, nella notte tra il 2 e il 3 giugno, ho perso un amico. Dieci anni fa mi sono trovata bruscamente confrontata con il suicidio. Mille volte, con il pensiero, sono riandata a quella sera. Erano forse le undici, rientravamo con il mio ex marito in macchina verso casa. “Passiamo dai Sardi a salutare Palazzi?” “Ma no, è tardi. Sarà già andato via”. Non avrei mai saputo se lui, Roberto, in quella pizzeria c’era ancora. Probabilmente sì. Fatto sta che, poche ore dopo, si sarebbe seduto nella sua macchina parcheggiata non lontano e si sarebbe tagliato la gola. Non avrei nemmeno mai saputo se sarebbe cambiato qualcosa, se ci fossimo fermati. Non credo proprio. Figuriamoci. Ma mi sono chiesta anche questo, in anni di pensieri senza pace.

Ricordo la telefonata di mia sorella Serena, quell’attimo di incertezza rispetto a chi fosse quel Roberto che non c’era più. E poi una sicurezza assolta, in quelle ore confuse in cui si sospettavano persino omicidi e misteri: era stato lui, per quanto doloroso fosse. Per la prima e unica volta nella mia vita sono scappata dal lavoro, senza neanche una spiegazione. La fontanella di via Mancini, il tentativo inutile di ricompormi mentre gli studenti della scuola di italiano arrivavano. Mesi dopo mia madre mi ha chiesto perché ne fossi stata così sicura. Me lo ha chiesto solo lei, io tra gli amici di Roberto non avevo alcun ruolo di spicco, anche se so di averne avuto uno di sostanza, che metteva su di me il carico della responsabilità di averlo “lasciato solo” (qualunque cosa ciò volesse dire). Non le ho saputo rispondere, ma non ho mai avuto dubbi.  Da allora ho ripensato a lungo a una domenica in cui non mi rispondeva al telefono. Lo avevo chiamato per ore e alla fine ero andata a cercarlo. Mi ero appostata sull’Aurelia, finché non era uscito per andare in rosticceria. Era stato affettuoso come al solito, ma con il senno del poi credo che quella domenica fossi davvero preoccupata, anche se non l’avevo/avevamo esplicitato. Se non sbaglio, quella sera ci eravamo presi una pizza lì, vicino al suo studio/casa, lasciando da parte la busta della rosticceria (o forse era un cinese).

Non mi sono mai riconosciuta nelle dotte disquisizioni sul male di vivere, che richiedono una sensibilità artistica che certamente a me manca. So solo che la morte di Roberto è una delle ferite ancora aperte, una quelle due/tre il cui bruciore non si affievolisce con il tempo. Per tanti versi, oggi sono un’altra persona. Tanto che ho la tentazione di dire che ero giovane, che non potevo rendermi conto. Ma non è vero, non ero tanto giovane e tuttavia anche oggi mi rendo conto molto poco. In un cassetto custodisco l’unico libro di valore che io possegga, suo regalo di non-compleanno (l’unico motivo del dono era la gioia di aver trovato una cosa che io potevo apprezzare). Al muro ho appeso le due pagine di manoscritto di canto gregoriano che mi ha regalato per il mio matrimonio. Dietro il letto ho una vignetta di Asterix che mi aveva fatto incorniciaree che ancora oggi, a distanza di tanto tempo, trovo geniale. C’è più Roberto che me, sulle pareti di questa casa, che pure non ho arredato, non ho pensato, non ho vissuto con consapevolezza.

10 anni e 1000 post. Lui il mio blog non ha fatto in tempo a conoscerlo, ma sono sicura che gli sarebbe assai piaciuto. Curioso com’era, avrebbe avvicinato con discrezione e affetto anche le mie nuove amicizie. Lo immagino affiatato soprattutto con Edoardo e Maddalena, da bravo genevose. L’altra sera ero al Pigneto e per un attimo ho avuto la tentazione, come mi capita ogni tanto in questi anni, di tornare all’Infernotto, da Dario. Non sono mai riuscita a farlo. Dopo dieci anni sarebbe doveroso riprovarci.

3 pensieri riguardo “10 anni”

  1. E’ curioso che anche io avessi 29 anni, ma più di 10 anni fa, e avessi insistito, quel giorno prima, perchè mi raggiungesse a Roma. Ma, testardo com’era sempre stato, non ci fu verso di fargli cambiare QUELLA determinazione di cui ancora nulla sapevo.
    Se solo ci fossi riuscita, a farlo venire, chi lo sa. Forse un briciolo di quella che ero mi sarebbe rimasto appiccicato addosso, anche se sicuramente avremmo preso strade diverse. Così, adesso, c’è un prima e un dopo, nella mia vita, davvero non conciliabili.
    E’ strano, ma ancora mi sembra sempre di poterlo riacciuffare in qualche modo da quella voragine che si è spalancata sotto di lui e lo ha inghiottito un 4 di novembre di una vita fa.
    Grazie, perchè con il tuo post, mi hai dato la possibilità di ricordare , di ricordarlo.

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