“Le amicizie sono un reciproco custodirsi, nella confidenza, nel rispetto e nel bene”. Da quando le ho sentite pronunciare, queste parole del Papa non mi lasciano tranquilla. Rileggo il testo integrale di questa omelia così composta, eppure così piena di forza. Come si esercita, questa custodia? “Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende”.
Se devo essere del tutto onesta, non credo di essere stata una grande amica. Ho sempre pensato di avere pochi “amici con la A maiuscola” e ho vissuto questa mancanza come una sorta di ingiustizia nei miei confronti. Ora vedo con chiarezza cosa è mancato, specialmente nelle amicizie della mia giovinezza: la mia umiltà. E, forse ancora di più, la capacità di restare presente anche quando non comprendevo. A dirla tutta, non ho mai pensato di non capire, anzi. Ho sempre giudicato. Non per malignità, a dire il vero. Piuttosto per una malintesa forma di onestà, di rigore tutto intellettuale, che nascondeva forse quella “paura della tenerezza” a cui pure l’omelia fa riferimento.
Oggi il web mi ha restituito tante occasioni sprecate. Mi aiuta ad allenarmi a un’amicizia più autentica. Mi offre le occasioni. Il resto, credo, lo hanno fatto l’età e le batoste. E’ un dato di fatto, però, che in questi ultimi anni, con quegli imprevedibili guizzi di positiva condivisione che offre la rete, la mia vita si è addolcita e alleggerita moltissimo.
Per tutte queste ragioni, e altre che non sono capace ora di formulare, sento l’urgenza di fare, almeno, alcuni ringraziamenti.
Alle amiche e gli amici “nuovi”, incrociati e frequentati (anche) attraverso il web. Grazie perché mi stupite, mi ascoltate (o leggete) pazientemente, mi fate pensare a interessi e possibilità a cui non sapevo neanche dare un nome, mi spingete in iniziative e progetti improbabili in cui riconosco la vera me stessa.
Agli amici “vecchi”, fedeli, spesso silenziosi e discreti. Grazie perché (ancora) non vi siete fatti scoraggiare dal mio carattere complicato e dalle mie lunghissime assenze. Non ve lo dico, a volte per anni, ma mi commuovete sempre, profondamente. E vi ammiro, perché non so se io, al posto vostro, saprei essermi fedele.
Agli amici che magari neanche si considerano tali, che si sentono intimoriti da me, o addirittura respinti. Non vi scoraggiate. Ho la testa dura e sono molto disattenta, ma prima o poi mi renderò conto che vi sto facendo un torto e di tutto cuore vorrò riparare. Magari sarà tardi, ma grazie di averci provato.
Concludo questo post insolitamente commosso con un pensiero per mio padre. Mi piacerebbe aver ascoltato questa omelia con lui, dal divano di casa.
Piacere mio.
un “mi piace” PARTICOLARMENTE commosso, r.
Grazie a te per ogni parola del post e per la generosità con cui ti metti in gioco in questo blog.
E stà certa che tuo padre c’era, ad ascoltare sul divano, vicino (e dentro) a te.
Gli amici dei 40 anni, quante cose si potrebbero dire. Anche io di recente volevo scrivere un post così ma poi mi trattengo sempre un po’ e ho finito per scriverne un altro…
Ecco, io non mi sento custodita dalle persone che penso di custodire nel mio cuore.
Salto di proposito le considerazioni sull’amicizia perchè quell’età e quelle batoste hanno preso il sopravvento su un carattere credo opposto a quello che descrivi però voglio dirti che non è da tutti parlare così di noi stessi e avere consapevolezza dei propri limiti. Una dote che apprezzo molto e che vorrei avesse una mia “amica”. Posso dirti che nelle tue righe viene fuori gran parte di quello che dici?
Io invece ti capisco perfettamente perchè mi rispecchio e riconosco nella descrizione di chi sei stata, ma, a differenza tua, non sono ancora così capace di rimettermi in gioco…ma c’è ancora tempo ai miei 40 anni!
E’ sempre un piacere leggerti, oggi un po’ di più