Non giudicare

Adoro i social network, in tutte le loro forme. Mi pare siano capaci di amplificare positività che altrimenti resterebbero nascoste: idee, vicinanza, solidarietà, humor. La cerchia delle amicizie, per quanto ampia, è pur sempre selezionata. Una certa consonanza dei pareri espressi è quindi garantita. Questo è incoraggiante, specialmente di lunedì mattina. Pur consapevole che così mi inganno da sola, vivo con l’idea di far parte di un folto gruppo di persone che condividono, più o meno, lo stesso sentire sui grandi temi. Di tanto in tanto viene fuori qualche sbavatura, qualche piccola distorsione che tradisce l’illusorietà di questo presunto consenso: una battutina razzista, una condivisione di qualche bufala anti-immigrazione, qualche commento rivelatore. In passato mi sono regolata caso per caso e ho proceduto a qualche cancellazione, di tanto in tanto.

Da qualche mese una delle mie conoscenze di FB mi dà occasione di riflettere sullo strisciante fondamentalismo, religioso e ideologico, che si insinua anche dove uno meno se lo aspetterebbe. Per questo non la cancello e, anzi, apro le orecchie anche nel mondo reale. Quando si parla di fondamentalismo ci si immagina burqa e fustigazioni di adultere sulla pubblica piazza. Ma quando è più culturalmente evoluto non è meno dannoso, anzi. E’ più credibile, fa più adepti. C’è un fondamentalismo degli influencer che speravo caduto nell’oblio con l’eclissi di Magdi Cristiano Allam. E invece mi rispunta da ogni dove, da fedi e storie diversissime, lanciato contro fedi, identità e situazioni altrettanto diverse.

La madre di tutti i fondamentalismi è la certezza di poter giudicare tutto e tutti, sempre. Credo che sia per questo che tutte le grandi religioni, in un modo o nell’altro, invitano a non giudicare – invito puntualmente e clamorosamente disatteso ogni volta che la religione si dà una struttura organizzativa di qualunque genere. L’antidoto di per sé è facilissimo: pensare al fastidio che proviamo quando siamo o ci sentiamo giudicati, specialmente da chi non ci conosce affatto. Protestiamo, ci indigniamo, facciamo presente le mille sfumature e la pluralità di elementi che sfuggono al nostro giudice. Salvo poi salire noi stesso in cattedra e distribuire etichette, promozioni o bocciature, sull’umanità intera.

Non giudicare non significa non farsi un’opinione. Ciascuno di noi, quotidianamente, fa delle scelte che sono il risultato di valutazioni, semplici o complesse che siano. Si valutano le opportunità, le proposte, persino le competenze. Ma le persone, nella loro immensità irriducibile a etichetta, non si valutano né tanto meno si giudicano. Le persone si vivono, in incontri non sempre facili. Ci si espone alle loro idee, ai loro sentimenti e ai sentimenti – anche contraddittori –  che suscitano in noi. Quando si arriva a festeggiare per la morte o la malattia di un altro essere umano, quando si lanciano definizioni lapidarie e definitive (magari espresse nella formula, che particolarmente mi urta, “X è così. Punto.”) dovremmo farci qualche domanda.

4 pensieri riguardo “Non giudicare”

  1. cara Chiara, avrò capito o prendo una cantonata? A me pare che i fondamentalismi si riscontrano in ogni dove – non solo nelle religioni ma nelle leggi umane, che dipendono anche dal sentire e da accomodamenti di chi le promulga – e dei giudizi è giocoforza esprimerli o almeno pensarli, fanno parte della mente umana. Che fare? Siamo sbagliati? Imperfetti per natura? Se ti và leggi il mio commento al film Philomena nel mio blog di wordpress, qualcosa del genere esprimevo. Ciao!

    1. Carissimo, non credo che tu prenda una cantonata. E’ proprio questo che volevo dire. I fondamentalismi non sono solo religiosi. Certo, quando sono religiosi o su base religiosa, non fanno neanche finta di dialogare. Quanto alla formulazione di giudizi, credo fermamente che con l’educazione e l’autoeducazione si possa imparare ad indirizzarla verso ciò che è in qualche modo misurabile e si presta ad essere giudicato/valutato: situazioni, opportunità, risultati, prezzi, compiti in classe… Educare ed educarsi a non giudicare le persone come se fossero prodotti mi pare una priorità ed era un po’ il succo di quello che cercavo di dire. Il post lo leggerei volentieri, ma mi aiuti con un link?

  2. Mi fai venire in mente che su fb circola da mesi un’immagine che riproduce una copia su ciclostile con tanto di cifre a 3 zeri che sarebbero percepite dagli extracomunitari appena mettono piede in Italia.Ecco spiegato perchè a Lampedusa stanno in quella specie di Lager. Se li mettono via tutti quei bei soldoni. Dico, li vedo io questi extracomunitari che vivono da nababbi a nostre spese. Belle case, bei vestiti, auto di lusso. …
    Guarda, neppure l’evidenza può nulla contro il pregiudizio. Ogni volta che leggo questi post, anche di persone, come si dice, ammodo, mi sgolo per scrivere che sono solo delle emerite panzane. Che lavoro in un ente previdenziale e che non conosco sussidi di questo genere. Ma tanto, chi vuoi che mi creda?

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