La memoria

Oggi più che mai mi rifiuto di legare la memoria a una giornata. O piuttosto di legare a una sola giornata un solo pezzetto di memoria, esclusivo e escludente. Non so che farmene di una memoria addomesticata e di circostanza, come pure non vorrei che mia figlia e il resto del nostro futuro coltivassero una memoria rabbiosa, identitaria, che si alimenta di contrapposizioni. Sono anche stufa dei tentativi, pur legittimi, di infilare in questa giornata della memoria anche altre memorie. Come se la memoria, patrimonio dell’uomo, non fosse necessariamente una.

Non fraintendetemi: non voglio annacquare quella memoria che è pietra miliare della nostra storia moderna di europei e che, ancora oggi, è tutt’altro che acquisita. Quella di oggi non è una memoria di morti e basta: è una memoria di ammazzati in nome di principi aberranti e nell’indifferenza del mondo civile. Una memoria che, a guardar bene, poteva insegnare molto a noi europei e non solo. E invece.

Sarebbe troppo facile allungare la lista delle vittime altrettanto innocenti di analoghe follie. Servirebbe solo a sentirmi dire che non è vero, non è la stessa cosa. Io lo so già che non è la stessa cosa. Nessun essere umano è la stessa cosa dell’altro e nessun lutto, singolo o collettivo, è la stessa cosa di un altro.

Oggi sono state dette e verranno dette molte parole importanti. Oggi, come sempre, verranno prese molte decisioni, grandi e piccole, che apparentemente non hanno nulla a che vedere con quelle parole. Invece, spesso, il nesso ci sarebbe eccome. Solo che oggi, come tutti gli altri giorni, non ci facciamo caso.

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