Oggi chiedevo a un gruppo di ragazzi in servizio civile in formazione: “Secondo voi quanti rifugiati arrivano in Italia? Tanti o pochi?”. Una ragazza ha risposto prontamente: “Troppi. Ne arrivano troppi”.
Le grandezze, si sa, sono relative. E allora forse è il caso di farla, qualche comparazione.
Quanti sono i migranti forzati nel mondo? Dati UNHCR: 45,2 milioni di migranti forzati. 10,5 milioni di rifugiati registrati (giugno 2013, oggi sono certamente aumentati).
Dove sono i rifugiati nel mondo? Per i 4/5 nei Paesi cd “in via di sviluppo”. La metà in Paesi dove il reddito medio è inferiore a 5 dollari al giorno. A giugno 2013 il Paese che accoglieva il più alto numero di rifugiati era il Pakistan. In termini assoluti e in termini relativi (rispetto al PIL, rispetto alla popolazione, rispetto a qualunque cosa) il carico maggiore grava su Paesi poveri, instabili, già molto provati. Praticamente nessuno di questi Paesi chiude le frontiere davanti a civili in fuga dalla guerra.
Un esempio. Prendiamo il Libano? I rifugiati registrati in Libano sono 1,4 milioni su una popolazione totale di 4,3 milioni. Fatte le debite proporzioni, sarebbe come se in Italia in 3 anni fossero arrivate 20 milioni di persone.
Ancora convinti che arrivino tutti da noi?
Sì, ma quanti arrivano in Europa? Nel 2013 in tutta l’Unione Europea sono state presentate 398.200 domande d’asilo (non tutte accolte, evidentemente). Sono tante o sono poche? Di queste, 109.600 sono state presentate in Germania.
E in Italia? Nel 2013 in Italia ci sono state 27.830 domande d’asilo. Sono tante o sono poche? Una cosa straordinaria la facciamo, e la facciamo solo noi in Europa: da ottobre a oggi le nostre navi militari hanno salvato in mare 30.000 persone. Persone civili, famiglie, bambini in fuga dalla guerra e da dittature spaventose. La responsabilità del soccorso in mare non dovrebbe essere nazionale, ma europea.
Ce lo possiamo permettere? Ci sono cose che vanno fatte perché non è possibile non farle, tipo salvare vite di persone innocenti che peraltro, per il diritto internazionale, hanno assolutamente titolo alla protezione internazionale. Non ci nascondiamo dietro l’alibi economico. I soldi si spendono già, in abbondanza. Si spendono per il contrasto, per la detenzione, per le misure di accoglienza emergenziale rabberciate e inefficaci, e tuttavia non più a buon mercato di interventi di qualità che sarebbe sufficiente progettare. E non stiamo contando molte altre spese ancor meno trasparenti nei Paesi di origine e nei Paesi di transito. No, non è una questione di soldi. Il punto è solo per cosa si decide di spenderli.
Manca un passaggio importante a questo ragionamento. Ma mi spiegano che i post così lunghi sono poco leggibili. Credo che per ora sia sufficiente questo per farci un esame di coscienza e per smontare qualche luogo comune. Il resto alla prossima puntata. Stay tuned.
grazie, lo sto diffondendo urbi et orbi
ottimo. e sempre necessario, purtroppo