“Politica italiana: non lasciamoci scoraggiare”. Mi casca l’occhio sulla copertina rossa di Aggiornamenti Sociali di questo mese e non posso fare a meno di sfogliarlo. Perché sono scoraggiata, molto scoraggiata. Di più. Vivo con crescente fastidio la campagna elettorale che avanza sui social network. Evito accuratamente telegiornali e dibattiti televisivi. Ad ogni annuncio di candidatura del “mio” mondo (terzo settore e società civile, in genere) provo una fitta allo stomaco. Però sono anche consapevole che così non va mica bene: non è così, perseverando in questo evitamento codardo e snob, che ritengo giusto vivere.
Mi leggo dunque (e esorto anche voi a farlo, se vi interessa il tema) l’editoriale a firma di Giacomo Costa sj, intitolato, giustappunto, “Dov’è il nostro coraggio?”. Non è che sia stata illuminata sulla via di Damasco, intendiamoci. Però ho aggiunto qualche elemento ai vari rimuginamenti contrastanti che mi porto dietro in questi giorni. Provo, soprattutto per fare un po’ d’ordine, a condividere qui qualche punto. Spero che stavolta siate meno timidi del solito e contribuiate nei commenti a chiarirmi le idee.
1. “La nuova frontiera della politica è quella fra democrazia e populismo, che rimpiazza la vecchia opposizione tra destra e sinistra”. Questo mi convince abbastanza, anche se, sotto sotto, mi spaventa un po’. Mi spiego meglio. Costa sostiene che “la politica che sta tornando alla ribalta a questo proposito è probabilmente un po’ più chiara”, etichettando come “posizioni populiste” più o meno quegli stessi movimenti e partiti (vecchi e nuovi) che così definirei anche io. Il che però, francamente, non ci lascia con molte alternative. Se poi si considerano le necessarie coalizioni, la prospettiva futura non è tanto confortante. Il populismo al governo ce lo beccheremo matematicamente. Rispetto poi al venir meno di destra e sinistra, credo sia vero, ma non lo trovo confortante. Rimando alle considerazioni fatte sul Movimento 5 Stelle (confermate, peraltro, dai chiarimenti forniti dal Movimento stesso in base alla polemica relativa alle posizioni di Grillo su Casa Pound). Forse, anzi sicuramente, sono legata a vecchi schemi: ma un consenso basato solo su un programma, magari assai parziale e generico, non mi sembra sufficiente per esprimere una preferenza elettorale. Le scelte di Governo sono molto più complesse dei programmi. Mi piacerebbe sapere a chi sto dando la mia fiducia, al di là del programma che mi presenta. E non parlo di conoscenza dell’individuo: gli individui, ahimé, difficilmente possono essere davvero scelti dagli elettori. Per non parlare del fatto che le persone avranno un mandato non come singoli individui, ma come membri di Partiti e Movimenti. Non mi basta sapere che Tizio o Tizia sono onesti, carini, simpatici, alla mano, ammirevoli per la loro vita privata. Voglio sapere “chi è” l’organizzazione che li candida. In questo le ideologie, consentitemi la rozzezza, un po’ aiutavano. Ora sono un po’ persa.
2. Mi rendo conto che il mio lavoro distorce fortemente la mia valutazione politica. Il che probabilmente, come ogni particolarismo, è un male e non aiuta a non scoraggiarsi. Ho letto (e twittato) i documenti dell’ASGI e dell’UNHCR che richiamano le parti politiche a riforme urgenti in materia di immigrazione e asilo. Valuto positivamente il documento di lavoro del PD in materia. Resto però convinta che tali questioni dovrebbero essere affrontate in maniera trasversale e quindi non essere prerogativa di una o dell’altra parte politica. Eppure il fatto che alcune parti politiche dichiarino, almeno in teoria, di volere affrontare la questione e altre non lo dichiarino può essere un elemento di valutazione. O no?
3. Mi infastidisce moltissimo, da qualunque parte venga, tutta questa enfasi sulle candidature. Come spiegavo prima, questi fari accesi sui singoli non mi paiono utili a capire in che direzione si intende governare il Paese e con quali priorità. In particolare mi viene l’orticaria istantanea a sentire parlare di: candidature di “extracomunitari”; candidature di donne; candidature di personaggi (in quanto) visti in tv. Sono talebana, lo so. In qualche modo si deve pur comunicare, mi obietterete. Ma non trovate che ci sia una scollatura intollerabile tra il messaggio della campagna elettorale, in cui pare che tutto dipenda dal singolo, e la realtà del governo e del Parlamento, dove quelle persone tanto sponsorizzate magari non arrivano neanche o, se pure ci arrivano, hanno poca o nessuna possibilità su decisioni prese da altri e secondo fumosissime altre logiche? E con questo non voglio affatto dire che la politica sia troppo complicata per noi comuni mortali e che debba essere lasciata agli “specialisti”. Voglio proprio e solo dire che è poco trasparente.