Rispetto

Ieri sera è stata una di quelle occasioni in cui ho saputo artisticamente rivoltare la frittata e trasformare un mio poco edificante sbrocco di mamma in un’occasione educativa. Lo registro quindi, a futura memoria. Avevo perso le staffe, come sempre avviene, per un’infausta combinazione di motivi: un certo malessere generale, l’ennesimo spidocchiamento (stavolta, per fortuna, meramente preventivo) e la tendenza della Guerrigliera a urlarmi in faccia quando le chiedo di fare qualcosa di diverso da ciò che di suo gradirebbe fare. Uniamoci un episodio sgradevole alla fine del picnic con gli amichetti: quando l’ho rimproverata perché si rifiutava di collaborare, mi ha ridacchiato in faccia. Poi mi ha detto che era “per non fare brutta figura con l’amichetta”, il che non ha fatto che aggravare la situazione ai miei occhi. E quindi il fastidio covava lì, non sufficientemente sfogato. Di lì a poco, quindi, la rispostaccia di Meryem mi ha trasformato in un orso Grizzly.

Ho esagerato e sono passata dalla parte del torto. Non ne sono affatto fiera. Sia come sia, una volta tornata in me, me la sono presa sulle ginocchia (era ancora in lacrime) e le ho fatto un discorsetto breve ma convinto. Cara Meryem, le ho detto in pratica, lo sai cosa è il rispetto? Lei, tirando su col naso, mi ha parlato del rispetto per il materiale scolastico e per le cose degli altri. Bene. Ma anche le persone vanno rispettate, perché sono importanti. Tu mi dirai che a me, a papà, ai tuoi amichetti vuoi bene. E’ una bella cosa. Ma ricordati sempre che non è possibile voler bene a una persona se non la si rispetta. Cercheranno, forse, di farti credere il contrario. Ma ti assicuro che è così. Senza il rispetto non può esistere nessun amore.

Ha pensato, ha registrato, magari a un certo punto il discorso ci capiterà di nuovo (sperabilmente omettendo gli urlacci di introduzione). Credo però di aver detto ieri a mia figlia una delle poche cose di cui sono assolutamente certa, per averlo imparato a mie spese. Io, che quando mi chiede “Ma la guerra da noi non può succedere, vero?”, non riesco mai a rispondere “Sì” e basta. Io che ho sempre il “Dipende” in tasca, anche quando la risposta potrebbe essere facilissima. Io, proprio io, sono pronta a dire: di questo sono sicura sicura e vorrei tanto che lo fossi anche tu.

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