La mattina della festa della mamma non è iniziata nel migliore dei modi. Immaginavo una passeggiata senza impegno ai Fori Imperiali, complice la bella giornata di sole. Io e Meryem siamo sbucate dalla metro di Colosseo mentre iniziava a sfilare il corteo “per la vita”. Ammetto che non solo non lo sapevo, ma non ero preparata. Ho letto cartelli che erano schiaffi in pieno viso per una come me. Non ho visto la croce ornata di feti, ma ho visto striscioni dello stesso morboso cattivo gusto. E’ la prima volta che mi trovo davanti un corteo organizzato di fondamentalisti. Vederli sfilare lì, sotto il Colosseo, accanto a tanti ragazzi che partecipavano a una manifestazione sportiva, mi ha fatto molta impressione. Come sempre, in queste manifestazioni sul diritto alla vita, i titolari del diritto sembrano essere esclusivamente i feti. Dopo la nascita ciascuno può morire come meglio crede. Non mi pare una coincidenza che non si faccia mai menzione, in questi contesti, dei milioni di vittime innocenti dei conflitti del mondo, dell’iniqua distribuzione delle ricchezze del pianeta, della nostra indifferenza, dell’incompetenza e del cinismo di chi eleggiamo a governarci e amministrarci. Aggiungo solo una notazione: anche rispetto alle varie forme di disabilità, alle malattie genetiche, alle sindromi le più varie, mi pare che la preoccupazione di questi attivisti si limiti al tentativo, anche violento, di scongiurare l’aborto. Poi ognuno si impicchi come può. Si torna oggetto di interesse solo se si è ridotti allo stato vegetativo.
Questi e altri più cupi pensieri cercavo di camuffare stamattina ai Fori Imperiali. Prima che Meryem mi facesse troppe domande, mi sono rituffata nella metro e ho sfoderato il piano B: Palazzo Barberini. Sapevo che l’ingresso era gratuito e che c’erano dei laboratori. Ma confesso che non nutrivo grandi speranze né aspettative. E invece. Anche la tempistica ci ha favorito. Siamo arrivate proprio mentre cominciava una piacevolissima esibizione di ottoni: ragazzi e ragazze di varie età hanno suonato brani rinascimentali, spostandosi tra il cortile e il porticato, con le trombe che si affacciavano dalla balconata. Il maestro spiegava i pezzi in un linguaggio accessibile anche ai bambini presenti. Poi ci siamo andate a registrare per entrare.
“Per la bambina laboratorio?”. Ne iniziava uno di lì a un quarto d’ora. Era prevista un’ora e mezza: 45 minuti di visita per bambini e 45 di laboratorio didattico. Ok, la Guerrigliera era entusiasta. “E per lei visita guidata?”. Oddio, ma farò in tempo? Mi spiegano che la sincronia è assicurata: farei parte del gruppo giallo, che finirebbe la visita giusto in tempo per riprendere la fanciulla all’uscita dalle sue creative attività. Tutto gratis, ovviamente. Ok, perché no? Ci affacciamo nella stanza dei laboratori e Meryem riceve al volo una maglietta graziosissima, che ne sancisce l’appartenenza al gruppo dei gialli e viene invitata a iniziare a familiarizzare con guide e animatrici. Insomma, me la sequestrano un quarto d’ora prima del previsto. Io sono frastornata. Gironzolo incerta in attesa che inizi la mia visita. Mi rendo conto che io non so neanche cosa ci sia, a Palazzo Barberini. Ricordo confusamente una conferenza organizzata dal Circolo dell’Areonautica. Ma, appurerò poi, dal 2006 è tutto museo.
La mia guida è una giovane storica dell’arte della sovrintendenza, evidentemente un po’ provata (era la sua quarta visita consecutiva), ma comunque molto professionale. Quando si parte, finalmente, mi rilasso. Non sapere cosa mi aspettava accresce l’impatto. Certo, la visita è appena un assaggio (45 minuti), vista la ricchezza della collezione. Ma anche la piccola selezione che visitiamo è sufficiente a immergermi nella bellezza, quella vera, assoluta, universale. Quella di cui le giornate in salita hanno tanto bisogno.
Poi sono andata a prendere la Guerrigliera entusiasta, a cui è stato anche fatto omaggio di una pregevole raccolta di schede e stickers sulla Galleria Borghese dal titolo Incornicia l’arte.
Il tutto faceva parte del progetto “L’Arte si mette in gioco” realizzato da Il Gioco del Lotto-Lottomatica in collaborazione con la Galleria Nazionale di Arte Antica in Palazzo Barberini. Meryem ha molto apprezzato anche la visita: mi ha parlato di una specie di caccia al tesoro, in cui dovevano rintracciare degli elementi della scheda che avevano nei quadri di alcune sale e anche del fatto che hanno potuto saltellare tutti insieme per i gradini bassi della scalinata di Borromini. La visita era prevista anche per i bambini sordi, in collaborazione con una onlus specializzata.
Trovate qui la versione di Meryem del Ritratto di Erasmo da Rotterdam. Quella a sinistra è una libreria e quello al centro un libro (nel caso non lo aveste capito da soli).
fatto una cosa simile con mia figlia a Venezia al Guggenheim: uno degli avvenimenti più emozionanti organizzati dalla sua scuola dell’infanzia (statale). Visita guidata con laboratori (naturalmente solo una selezione di opere ) per i bimbetti (ultimo anno scuola dell’infanzia) e visita guidata per noi genitori….non mi sono mai goduta così tanto un museo!! sapere che Ginevra c’era e che si divertiva e che assaporava anche lei le bellezze artistiche in compagnia dei suoi amici e con personale specializzato mi ha decuplicato il piacere della visita e mi sono riconciliata con l’arte moderna che pensavo di non capire …..se invece qualcuno te la spiega…be’ è come un’epifanìa
carissima ben trovata e buon lunedì. Condivido oggi davvero di tutto cuore i tuoi sentimenti e per l’orrore e per la bellezza. A presto, spero, rosaria