Lo so, è molto che non scrivo. In realtà non solo ho troppo da fare e spesso sono anche in trasferta: è che mi sentivo in dovere di scrivere un post importante, significativo. Però nulla, nemmeno stasera riesco a mettere in ordine i miei pensieri, a dare priorità ad alcuni rispetto ad altri.
Oggi curiosamente, incontrando una persona in ufficio per la prima volta, mi è scappato detto che il mio non è un lavoro. E’ la mia vita, una militanza, certamente qualcosa che va oltre, molto oltre qualunque contratto. Non è stato molto professionale spiattellarlo così. Ma capitemi almeno voi che leggete. Sono talmente travolta da bugie, calunnie e propaganda di bassa lega sui rifugiati che certe volte mi pare di vivere in un brutto sogno. Spegni la tv, direte voi. Ecco, l’ho fatto. L’ho fatto ancora una volta pochi minuti fa. Peccato che il collegamento, in diretta, fosse con il mio quartiere, Monteverde. Da un marciapiede di fronte al nostro centro di accoglienza, alla nostra scuola di italiano. Peccato che le vicende che hanno dato la stura a questa ulteriore ondata di xenofobia becera siano già state tempestivamente commentate su Facebook da miei conoscenti e forse persino miei amici, che naturalmente non hanno nulla contro ma…. Ma. Il “ma” è quello che conta e che apre un rubinetto in cui il flusso di inesattezze, bugie e vere e proprie calunnie dette in malafede da qualcuno sono ormai indistinguibili. Ci sguazzano i media, nella pozza sporca che si crea. Ci sguazziamo anche noi, spruzzandola un po’ in giro sui social.
C’è di peggio. I discorsi melliflui, apparentemente composti e razionali, dei politici.Non parlo di Salvini, evidentemente. Parlo di ministri della Repubblica: Alfano, Orlando. Se si deve dare l’idea di controllare la situazione, un prezzo va pagato. O piuttosto, va fatto pagare a qualcuno. Si sa, va così. Bisogna guardare alla sostenibilità generale, non tanto al caso singolo. Ai numeri, ai flussi, ai fenomeni, meglio se ai macrofenomeni. Tutto, pur di guardare le persone negli occhi. E’ la situazione che lo richiede.
Ma c’è un ultimo punto, che personalmente mi fa più male. Davanti a una situazione di sempre più palese scollamento tra prassi e garanzie costituzionali (altro che riforma e referendum: qui si parla proprio dell’abc dei principi fondamentali), sui giornali a cui si guardava per le critiche più nette, per i reportage più coraggiosi, appaiono articoli sottili, documentati, filosofici e visionari. In qualche modo, in un mondo diverso da questo, anche condivisibili. Ma maledettamente ambigui, come questo. Perché anche se gli intenti sono evidentemente antitetici rispetto a quelli dell’autore, temo che quanto è scritto sarebbe condiviso dal Ministro Alfano. Che ne trarrebbe, si intende, conclusioni assai diverse. Ma il disagio resta. Alla fine, come si diceva all’ultimo staff di Astalli, noi Mafia Capitale la stiamo pagando adesso. E non perché ne siamo stati toccati in alcun modo, ci mancherebbe pure. Ma per la mancanza di fiducia sempre più tangibile di chi su questi temi cerca di fare ragionamento e cultura: in fondo noi facciamo accoglienza, quindi siamo potenzialmente interessati, sospetti, comunque non affidabili. Questa per noi, che ci sporchiamo le mani da tanti anni gomito a gomito con i rifugiati, pur con tutte le nostre mancanze e insufficienze, davvero (senza retorica) piangendo e ridendo con loro e talora mandandoci al diavolo, è probabilmente la beffa più grande.
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