Mamma che blog, c’ero anch’io


Lo sospettavo che quest’anno sarebbe stato diverso e infatti così è stato. Sono arrivata, stata e partita, ho visto amici, ho goduto di un paio di interessanti panel. Ma se mi guardo indietro, mi pare di aver vissuto questa esperienza con una  certa leggerezza. Forse con maggiore sicurezza di me (che a qualcuno sarà parsa spocchia, presunzione?). Certamente ero più consapevole di cosa avrei trovato e anche più selettiva e convinta nello scegliere, nella grande ricchezza della giornata, quello di cui volevo “fruire”.

Per una volta non mi sono sentita come quando mi perdo davanti a uno scaffale del supermercato e il tempo scorre mentre io passo in rassegna biscotti, salse, bagno schiuma – senza peraltro decidermi a comprare nulla. O come quando mi aggiro tra le pile di libri di Feltrinelli, o tra gli scaffali di una libreria più piccola, sfogliando qua e là. No, questa volta era come al ristorante: mi sono seduta a un bel tavolo, ho scelto i commensali (senza per questo voler snobbare nessuno, si intende), ho ordinato qualche piatto sfizioso e me lo sono gustato in tutta tranquillità, sapendo che scegliere implica rinunciare a altro e non sentendomi però né dilaniata né penalizzata.

Altri meglio di me vi hanno raccontato della fascinazione del pomeriggio, di Coderdojo e di Impara Digitale, con la generalessa Dianora Bardi che ha stregato tutti, me compresa. Io oggi, in questo post in tono minore, voglio ringraziare di cuore Fattore Mamma per l’impeccabile organizzazione e anche Anna, per avermi sorriso timidamente dalla fila dietro alla mia.

A Milano, di nuovo


Sono stata incerta fino all’ultimo: partecipare o no a Mamma che Blog quest’anno? Anche l’anno scorso era stata una fantastica esperienza, certo (lo raccontavo qui). Ma a un certo punto mi sono sorpresa, complice un certo scoramento esistenziale, a chiedermi: ma perché vado? La spesa del viaggio si giustifica? Ha ancora senso per me partecipare a un raduno così? Io che sono una blogger anomala, sia per stile che per argomento, che di personal branding e piani editoriali non capisce nulla, un po’ anche per scelta?

Sì, sono convinta che abbia ancora senso e condivido con voi le mie motivazioni, in ordine sparso (e non di importanza).

* Voglio fare questa esperienza con Meryem. Cioè, più precisamente: voglio prendermi un weekend al nord con Meryem, come abbiamo fatto a dicembre, e questa era una buona scusa occasione.

* Mi fa piacere sinceramente rivedere alcune amiche. Il virtuale va bene, ma ogni tanto si sente mancanza di carne e ossa (chi più carne, chi più ossa).

* L’organizzazione è fantastica e i temi comunque interessanti. Uno spazio di ascolto e riflessione dal vivo è sempre un’occasione ghiotta.

* Due anni fa (mi pare) ho fatto un intervento un po’ confuso e esitante sulle possibili interazioni tra social e sociale. Nel caos delle varie esperienze mi pare di essermi chiarita un po’ le idee rispetto alla strada che potrei percorrere. Perché mi sa che ne voglio percorrere una. Ho fatto qualche esperimento. Insomma, ancora non ho davvero un progetto, ma è come se nella mia testa, da qualche parte, frullasse qualcosa. E allora non c’è posto e occasione come il Mamma che Blog per aggiungere carne al fuoco, per far fermentare ancora un po’ i miei rimuginamenti.

Non ho biglietti da visita, come al solito. Ma ho deciso che da oggi smetto ufficialmente di scusarmi per il nome del mio blog. Sono Yeni Belqis e così mi presenterò, senza postille, premesse e giustificazioni. Come, non lo conosci? Cercalo (se sei capace, eh eh eh).

Ci vediamo al Quanta, allora. Fatevi riconoscere, che sono poco fisionomista e anche un po’ cecata.

Momcamp, the day after


Come è andata? Bene, benissimo. Ma siccome il piacere di vedere o rivedere delle amiche real-virtuali, la sensazione della gita scolastica, la sorpresa di scoprire che Veronica è una speaker radiofonica nata e via elencando non sono comunque, alla fin fine, l'esclusivo motivo di un invesimento di tempo e di soldi, beh, diciamo anche altro. Diciamo che i contenuti volevo sentirli, e infatti c'erano. Alcuni mi sono più congeniali, altri leggermente più distanti, ma certo non mancavano. Idee, progetti, denunce, confessioni. Una galleria travolgente. Forse un po' troppo travolgente. 

Mi spiego meglio. La mia ammirazione per Iolanda & Co. sale ogni volta che la incontro. Tempi serrati, organizzazione adeguata, buffet ottimo e abbondante. Meglio di così, umanamente, non si può fare. Tuttavia sono certa che a noi blogger, ingolosite da tanta grazia di Dio, è mancata soprattutto la facoltà di commentare. O almeno di farlo seduta stante. Perché no, decisamente, noi non lurkiamo (come ho imparato a dire anche io). Le statistiche ci danno ragione: leggere, o sentire, non ci basta mica. E al Momcamp lo spazio per il dibattito proprio non c'è. E anche se ci fosse, non basterebbe mai e forse non sarebbe adeguato come modalità (alzare la mano, lì in pubblico, alzarsi in una platea da convegno…). E allora? E allora il bello comincia ora, secondo me. Parliamone dove ci viene meglio parlarne: qui in rete.

Immagino che il blog del Momcamp potrebbe servire ottimamente proprio a questo, ma io intanto io qualcosina sul mio intervento l'ho già scritta nello scorso post. Mi riprometto di scrivere ciò che penso anche su qualche altro intervento, così da avviare qualche conversazione. E se le aggregassimo poi in un bel blogstorming speciale, sempre che Genitori Crescono lo consenta? Ci sono tante cose che ci sono rimaste sulla punta della lingua, ne sono sicura. La mancanza di discussione è ciò che più ha ucciso i convegni accademici, rendendoli una sfilata grottesca di performance fini a se stesse. Ma per noi non è così. Noi siamo blogger, ragazze!

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